È successo di nuovo: sono appena rientrata dall’India e già sento il desiderio di tornarci. Perché? Mi sono chiesta. Cosa genera questo forte legame con una terra tanto lontana dalla nostra e così segnata da forti problematiche?img_9915-2

Non sono solo i suoi colori e i suoi sapori a renderla attrattiva , la sua luce soffusa e i tramonti spettacolari sul Gange, gli occhi e i sorrisi della gente, soprattutto dei bambini, la suggestione dei templi e dei riti a cui si può assistere ogni giorno; non sono solo il senso di libertà che si percepisce vedendo animali ed essere umani condividere spazi urbani con tanta naturalezza o il senso di pace che emana la lentezza della vita (qui nessuno sembra essere mai di fretta e anche quando suonano il clacson è puro folklore, non un segno di impazienza).

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La risposta che mi sono data è che il distacco dall’India ha un che di struggente perché quando lasci questa terra senti di perdere una parte di te, quella parte a cui in India permetti finalmente ampio spazio, senza pudori, giudizi o freni mentali, ossia la tua parte spirituale.

Mai come in questo viaggio di gruppo, aperto anche a chi non aveva mai praticato yoga, ho visto persone abituate a fare tutt’altro nella propria vita, contattare le proprie fragilità, aprire totalmente il cuore, riscoprire la spiritualità e parlare in maniera così autentica, senza maschere e senza filtri… Ho pianto le loro lacrime, ho vibrato con le loro emozioni, ho sentito che erano anche le mie, le stesse che abbiamo tutti, e ho capito che il miracolo dell’India è proprio questo: restituirti il tuo vero Sé, la tua parte più vera e pura, quella parte troppo spesso sepolta sotto le spinte, i condizionamenti, le ambizioni, i falsi bisogni e gli obiettivi “imposti” dal mondo occidentale. 

img_9862Quando sei in India, non importa che tu sia un manager affermato o un’attrice famosa, un avvocato o una casalinga, piano piano lasci cadere le difese, poco a poco cominci a sentire che bellezza, denaro, fama e potere non contano nulla nella scala della felicità e che la tua vita rischia di essere un’occasione mancata se ne perdi l’essenza, ovvero il contatto con la tua anima e con Dio (ma chiamalo pure Assoluto, Intelligenza Cosmica o Energia Universale, come meglio ti risuona).

Al rientro in Italia, quindi, l’unica alternativa al “mal d’India” è di non dimenticare quella parte spirituale, ma di nutrirla e darle spazio quotidianamente, praticando yoga e meditazione, pregando, celebrando la Vita attraverso la gratitudine, aiutando gli altri e sentendoli come parte di sé, rispettando la Natura e gli animali, riconoscendo e ignorando i “capricci” dell’ego per realizzare invece il proprio Dharma, la “giusta azione”,  ossia lo scopo personale di ciascuno su questa Terra

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In  fondo, come ci ha ricordato la saggia indiana Vanamali Devi a Rishikesh, il viaggio in India non fa che riportarti a casa, dentro di te, nel tuo cuore, nella tua anima, e di fatto non ci sarebbe bisogno di andare fin laggiù per raggiungere la meta… Detto ciò, io sarei già pronta per rifare le valigie e tornarci, ma sarò brava e aspetterò il prossimo anno!

Francesca

P.s. Un grazie di cuore alla comunità di Ananda Assisi che organizza ogni anno questi bellissimi viaggi spirituali in India, ai miei insegnanti e amici, Jayadev e Devika, sempre così bravi e ispiranti, e a tutti i miei compagni di viaggio, che hanno reso questa esperienza ancora più ricca e indimenticabile: Laura, Rita, Silvia, Asia, Arathi, Emilia, Ignazio, Francesca, Francesco, Nietta, Michela, Prashanti, Susanna, Cecilia, Paola, Monica, Giulia G., Giulia S., Karuna Devi, Francoise, Jacqueline, Carmen, Mara, Marisa e Andrea!

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