Da dove si comincia a scrivere di un viaggio che ti cambia dentro?
Forse proprio dal momento prima della partenza, nell’attimo in cui all’eccitazione per il viaggio si mescola la paura dell’ignoto, quella che accompagna ogni esperienza significativa della vita, dagli esami di maturità alla nascita di un figlio… sai che dopo cambieranno molte cose, di sicuro cambierai tu, ma non sai esattamente come.
O forse ha più senso partire dalla fine? Da quando il viaggio è ormai agli sgoccioli e senti che la paura iniziale non solo è svanita in fretta, ma ha lasciato il posto ad un amore inaspettato verso una terra tanto lontana e diversa dalla tua, ma capace di farti sentire a casa.
Nel mezzo c’è Lei, l’India, in tutta la sua bellezza e crudezza, meraviglia e miseria… Paradiso e Inferno qui convivono o sono forse la stessa cosa, due facce della stessa medaglia, a ricordarci che il mondo è duale per costituzione e se puoi vedere la luce è proprio perché esiste il buio a farle da contraltare.
E così le pure acque del Gange a Rishikesh diventano una mistura di scarichi, fiori e ceneri delle cremazioni a Varanasi; le vette silenziose dell’Himalaya ti fanno dimenticare il frastuono persistente dei clacson cittadini; la pace degli ashram è un’oasi nel dedalo di esseri umani, mucche, scimmie, auto, tuk tuk e motorini che si intrecciano per le città; la povertà e la sporcizia che balenano agli occhi durante il giorno si addolciscono sotto le luci pittoresche del tramonto; i cartelloni pubblicitari del nuovo I-phone 7 convivono coi riti millenari di devozione sulle rive del fiume…
Ho desiderato tanto questo viaggio, pur temendolo prima della partenza, e adesso sento che vorrei rifarlo ogni anno!
Mi sono innamorata dell’India e della sua variopinta e sorridente umanità, nonostante tutti i suoi problemi di Paese emergente (povertà, inquinamento, sovrappopolazione, alcolismo, condizione femminile, etc…); ho sentito veramente che la magnificenza della Natura ti mette subito in contatto col divino, e che i luoghi dove santi e saggi hanno vissuto sono carichi delle loro alte vibrazioni, che ti spalancano il cuore; ho amato la libertà e la tolleranza con cui persone, animali e mezzi di trasporto convivono in uno spazio fluido, senza darsi apparentemente fastidio; ho percepito come si possa vivere davvero con poco ed essere lo stesso felici (i sorrisi dei bambini non mentono); ho ammirato lo spirito di profonda devozione che le persone vivono nella quotidianità senza pudori o ritrosie; e ho sentito soprattutto una forte spinta ad andare verso l’essenza delle cose e della vita (oggi, ora!) senza più sprecare tempo in maniera vuota.
Per tutto questo e molto più (che voglio preservare solo nel mio cuore) ringrazio l’India, le preziose guide che hanno reso magica questa esperienza (il mio Maestro Jayadev e sua moglie Sahaja), le dolcissime guide indiane, Mr Bhijaya e Mahavir, e i miei compagni di viaggio, uno ad uno, bellissimi esseri (molto) umani!
A presto Madre India,
Namaste!